Il peccato originale della riforma europea della valutazione della ricerca

15.06.2025 (aggiornato al 18.06.2025)

https://www.meisterdrucke.it/stampe-d-arte/William-M.-Timlin/1125265/Dettaglio-del-mosaico-della-grande-caccia.-Un-leopardo-attacca-una-gazzella.-III—IV-secolo.-Villa-Romana-del-Casale,-Sicilia.-Sito-UNESCO..html

Mentre in Francia si vorrebbe abolire l’agenzia nazionale di valutazione della ricerca scientifica , cioè l’Haut Conseil de l’évaluation de la recherche et de l’enseignement supérieur (HCéres), in Italia continua il dibattito sulla riforma della valutazione promossa dall’Unione Europea attraverso l’Agreement on Reforming Research Assessment (ARRA), e la Coalition for Advancing Research Assessment (COARA).

A questo proposito, Maria Chiara Pievatolo, in un testo disponibile anche su ROARS, muove un’argomentata critica al peccato originale di COARA: la sovrapposizione di potere amministrativo e ricerca.

Di seguito le sue parole.

“L’origine dell’ Agreement on Reforming Research Assessment su cui si basa COARA ha poco a che vedere con Kant. È infatti esito di un’iniziativa che non nasce fra gli studiosi, bensì nella Commissione, con il sostegno del Consiglio dell’Unione Europea, quando la pandemia di Covid-19 mostrò anche ai più conservatori che una valutazione della ricerca basata sulla quantità di pubblicazioni e citazioni non garantisce, come tale, né accessibilità né qualità alla scienza.

Sebbene gli organi dell’Unione Europea abbiano fondato la loro iniziativa su numerosi studi, sia indipendenti sia su commissione, il loro intervento non ha preso di mira le infrastrutture, bensì la qualità della ricerca.

Per riconoscere la qualità di un’opera – ha ammesso l’Unione Europea – bisogna leggerla e comprenderla: per questo una valutazione che la prenda sul serio deve mettere in primo piano la revisione fra pari, compiuta dagli studiosi stessi, e usare la bibliometria in modo “responsabile”. E però il difetto della bibliometria – la pretesa di valutare la ricerca solo quantitativamente, senza leggerla e senza capirla – diventa una virtù, quando la valutazione, strappata alle comunità degli studiosi, è affidata ad agenzie governative centralizzate. La revisione fra pari – si dice – non può essere usata come arma di valutazione di massa perché non è scalabile. La bibliometria invece lo è, proprio perché esonera dalla lettura e dalla comprensione.

Come possiamo dunque sperare di eliminare o ridimensionare l’uso valutativo della bibliometria senza ridimensionare o eliminare le agenzie amministrative centralizzate – quali l’ANVUR italiana e l’ANECA spagnola – a cui il governo ha conferito il compito della valutazione di massa?”

La Francia sembra voler risolvere il problema, redimendosi dal peccato originale, cioè sopprimendo l’agenzia amministrativa. Occorrerà vigilare per comprendere se si tratta di trasformismo gattopardesco o di vero cambio di rotta.

D’altra parte, in Italia la scelta a favore del «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» è già evidente. Il disegno di legge – che rivede le norme per l’accesso, la valutazione e il reclutamento del personale ricercatore e docente universitario – prevede l’abolizione dell’Abilitazione Scientifica Nazionale e la sua sostituzione con una sorta di “autocertificazione quantitava” direttamente gestita dall’ANVUR.

Se l’Unione Europea non vuole continuare ad eludere il problema di fondo, dovrà porsi più seriamente la questione dell’autonomia accademica e della libertà scientifica, a meno che non voglia seguire il nuovo modello americano in base al quale si decide per decreto qual è la migliore scienza.

La tutela civile e penale dei beni culturali

13.06.2025

13.06.2025, Roberto Caso, “Arte e mondo digitale. Problemi giuridici, opportunità e criticità. L’immagine del bene culturale e la digitalizzazione del patrimonio culturale. L’arte creata con l’impiego di tecnologie digitali o con l’intelligenza artificiale”, nell’ambito del corso, “La tutela civile e penale dei beni culturali“, Scuola Superiore della Magistratura, Napoli

Open Science ed Open Access

30.05.2025

30.05.2025, Open science ed open access: riviste predatorie, pre-print e open review, Competenze trasversali. L’Open Science il significato e le potenzialità nella ricerca, Auletta III piano, Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie ed Ambiente, Campus Universitario, disponibile su Zenodo: https://zenodo.org/records/15561312

Abstract

La lezione ha lo scopo di instaurare un dialogo tra docente e partecipanti al corso sull’intersezione tra proprietà intellettuale e Open Science.

Nella prima parte si descrive brevemente la storia del movimento di apertura della conoscenza scientifica nell’era di Internet: dal software libero fino all’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche. Il principale oggetto della discussione è rappresentato dal legame storico che esiste tra le pratiche di pubblicità della scienza moderna e le pratiche dell’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche nell’era di Internet e del web. L’interazione tra norme informali (norme sociali della scienza), tecnologia e diritto si ispira a valori e principi di libertà ed autonomia della comunità universale degli scienziati.

Nella seconda parte si illustrano le ragioni che portano i monopoli intellettuali a dominare in modo predatorio l’ecosistema della comunicazione scientifica. Il principale oggetto della discussione è rappresentato dalla distorsione dell’interazione tra norme informali, tecnologia e diritto, una distorsione volta a favorire una concentrazione del potere valutativo e informatico e la compressione della libertà scientifica e dell’autonomia accademica.

Nella terza parte si spiega come la nozione di Open Science sia più ampia del concetto di Open Access alle pubblicazioni scientifiche. Il principale oggetto della discussione è rappresentato dall’Open Peer Review quale aspetto centrale della scienza aperta intesa come scienza pubblica e democratica.

La presentazione si chiude con riferimenti bibliografici a testi in accesso aperto.

The lesson aims to establish a dialogue between speaker and course participants on the intersection between intellectual property and Open Science.

The first part briefly describes the history of the movement to open up scientific knowledge in the age of Internet: from free software to Open Access to scientific publications. The main focus of the discussion is the historical link between the publicity practices of modern science and the Open Access practices in the age of the Internet and the web. The interaction between informal norms (social norms of science), technology and law is inspired by values and principles of freedom and autonomy of the universal community of scientists.

The second part illustrates the reasons that lead intellectual monopolies to predatorily dominate the ecosystem of scientific communication. The main subject of discussion is represented by the distortion of the interaction between informal norms, technology and law, a distortion aimed at favouring a concentration of evaluative and information technology and a limitation of scientific freedom and academic authonomy.

The third part explains how the notion of Open Science is broader than the concept of Open Access to scientific publications. The main subject of discussion is the Open Peer Review as a central aspect of Open Science as a public and democratic science.

The presentation contains references to Open Access texts.

Riferimenti

R. Caso, Proprietà intellettuale, AISA, Dizionario della scienza aperta, 26 agosto 2022

R. Caso, Diritto di ripubblicazione, AISA Dizionario della Scienza Aperta, 04.06.2022

R. Caso, La valutazione autoritaria e la privatizzazione della conoscenza contro la scienza aperta, Trento LawTech Research Paper nr. 52, 2022, in AA.VV. “Perché la valutazione ha fallito. Per una nuova Università pubblica“, Morlacchi editore, 2023, 17-39

R. Caso, La società della mercificazione e della sorveglianza: dalla persona ai dati. Casi e problemi di diritto privato comparato. Seconda Edizione, Milano, Ledizioni, 2025, CAPITOLO 22. L’Open Access e il diritto morale di liberare i testi scientifici, 333-343

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Trump, Musk e il grande fratello (DOGE) dei dati

28.05.2025

In un recente post del LPE Project la giurista Salomé Viljoen della University of Michigan Law School offre l’ennesima prova di come i governi autoritari si basino sul controllo dei dati. Com’è noto, nell’era digitale la sorveglianza di massa è resa più facile dal potere di controllo accentrato dei dati insito in determinati sistemi come i social network di proprietà delle Big Tech.

La vicenda narrata da Viljoen suscita interesse perché evidenzia come il vero scopo del Department of Government Efficiency (DOGE) voluto da Trump 2.0 e affidato a Musk non sia tanto l’efficientamento della macchina amministrativa e il risparmio della spesa pubblica, quanto un nuovo governo federale dei dati basato su un’architettura tecnologica accentrata al servizio della sorveglianza di massa. Una sorveglianza strumentale alle politiche trumpiane come il contrasto all’immigrazione e alla tutela dei diritti LGBT.

Nel tradizionale governo federale dei dati sussistono – almeno sulla carta e al netto di tutto quello che sappiamo sulle pratiche delle varie agenzie americane di spionaggio – ancora alcuni argini a difesa delle libertà fondamentali dei cittadini e in particolare a difesa della privacy. Invece, nel DOGE il ruolo dell’amministrazione pubblica recede a favore del potere delle Big Tech della Sylicon Valley.

Scrive in proposito Viljoen:

“Eliminando i team [di dipendenti federali] che creano e condividono preziose forme di raccolta dati federali, DOGE sta aprendo la strada alle alternative private a scopo di lucro (un sogno a lungo coltivato per il National Weather Service), mentre ostacola la capacità pubblica di misurare e comprendere la società americana (ad esempio, tracciare la mortalità materna nell’America post-Dobbs [la sentenza della Corte Suprema federale che ha limitato il diritto all’aborto]). Questi attacchi al sistema di governo dei dati federali si associano a un più ampio attacco alla creazione e alla diffusione della conoscenza per il bene pubblico, incarnati nel recente tentativo di cancellare le sovvenzioni per i servizi bibliotecari e nello smantellamento del sistema federale di supporto alla ricerca scientifica di base”.

Quanto rilevato dalla giurista della University of Michigan Law School trova conferma nel fatto che le recenti azioni contro migliaia di studenti stranieri ospitati dalle università americane sono partite proprio dalla decisione improvvisa e priva di qualsiasi garanzia procedurale di mutare lo status degli stessi studenti all’interno della banca dati (Student and Exchange Visitor Information System) che registra le informazioni personali.

V. anche:

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

R. Caso, Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump, 15.04.2025

R. Caso, Giudici a difesa dell’università, 25.05.2025

R. Caso, Trump decide per decreto qual è la migliore scienza (di Stato), 27.05.2025

Trump decide per decreto qual è la migliore scienza (di Stato)

27.05.2025 (aggiornato al 02.06.2025)

Il Presidente Trump ha emanato il 23.05.2025 l’ennesimo ordine esecutivo. Questa volta si tratta di un provvedimento che impone alle agenzie federali americane di promuovere una scienza che risponda a uno “standard aureo” (Gold Standard Science).

La premessa è che, secondo Trump, negli ultimi 5 anni la fiducia nel fatto che gli scienziati operano nell’interesse pubblico è crollata.

A supporto di questa asserzione Trump porta tre esempi privi, peraltro, di qualsiasi preciso riferimento (ma la scienza giuridica non è basata su riferimenti puntuali?). Esempi dai quali emerge che il bersaglio è l’amministrazione Biden.

1) La decisione durante la pandemia di COVID-19 di scoraggiare la riapertura delle scuole e l’apprendimento in presenza, anche se le migliori prove scientifiche disponibili [quali? n.d.r.] dimostravano che era improbabile che i bambini trasmettessero il virus o soffrissero di malattie gravi o di morte a causa del virus e che l’apertura delle scuole con misure di mitigazione ragionevoli avrebbe avuto solo effetti minori sulla trasmissione.

2) Un parere del National Marine Fisheries Service (l’agenzia federale responsabile della gestione delle risorse oceaniche americane e del loro habitat) sulla tutela delle eubalene (balene franche) del Nord Atlantico. A dire di Trump tale parere, adottando uno standard di protezione delle balene troppo rigoroso (“worst-case scenario”), avrebbe danneggiato le attività di pesca delle aragoste del Maine.

3) Le agenzie hanno utilizzato lo scenario 8,5 del Representative Concentration Pathway (RCP, scenari di cambiamento climatico che proiettano le future concentrazioni di gas serra) per valutare i potenziali effetti del cambiamento climatico in un’ipotesi di riscaldamento “più elevato”. L’RCP 8,5 è uno scenario basato su ipotesi altamente improbabili, come l’uso del carbone alla fine del secolo che supera le stime delle riserve di carbone attingibili. Gli scienziati [quali? n.d.r.] hanno avvertito che presentare l’RCP 8,5 come un risultato probabile è fuorviante.

Nel testo dell’executive order si legge quanto segue:

“Ai fini del presente decreto, per Gold Standard Science si intende la scienza condotta in modo da essere:
(i) riproducibile
(ii) trasparente
(iii) comunicativa dell’errore e dell’incertezza;
(iv) collaborativa e interdisciplinare;
(v) scettica nei confronti dei suoi risultati e delle sue ipotesi;
(vi) strutturata per la falsificabilità delle ipotesi;
(vii) sottoposta a una revisione imparziale tra pari;
(viii) disposta ad accettare i risultati negativi come benefici; e
(ix) senza conflitti di interesse”.

I principi che definiscono la Gold Standard Science sono di per sé stessi inoppugnabili.

Il problema è che sono imposti d’autorità dal leader di uno Stato, il quale dice di operare per il bene pubblico e contrastare il conflitto di interessi degli scienziati. Si realizza anche in questo modo (tragicamente ridicolo) la svolta autoritaria degli Stati Uniti di Trump.

Questo ordine esecutivo si inquadra in una più ampia strategia di attacco alle università e alla ricerca scientifica che include tra le tante decisioni: l’istituzione della Commissione del Presidente per rendere l’America di nuovo sana (Make America Healthy Again), la minaccia di revocare il finanziamento alle università che non si piegano alle ingerenze dell’amministrazione federale in alcuni aspetti fondamentali dell’autonomia e della libertà accademiche, il mutamento di status di migliaia di studenti stranieri che rende illegale la loro permanenza sul territorio statunitense.

A questo proposito Giovanni Pascuzzi ha scritto di recente:

“Le Università (non solo negli Stati Uniti) devono contrastare in maniera aperta ogni deriva autoritaria (anche al proprio interno). Devono continuare (o tornare) ad essere il luogo del dibattito aperto e franco dove non ci sono posizioni intoccabili per definizione”.

Viene spontaneo chiedersi se le università italiane di fronte a uno scenario simile a quello trumpiano sarebbero in grado di difendersi.

C’è seriamente da dubitarne, visto quello che è successo e sta succedendo nelle politiche neoliberali di centralizzazione del potere all’interno e all’esterno delle università, a cominciare dal sistema di valutazione della ricerca.

V. anche:

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

R. Caso, Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump, 15.04.2025

R. Caso, Giudici a difesa dell’università, 25.05.2025

J. Mervis, What does Trump’s call for ‘gold standard science’ really mean?, Science, 27.05.2025

J. Tollefson, D. Garisto, Trump’s call for ‘gold-standard science’ has prompted an outcry: here’s why, Nature, 28.05.2025

Center for Open Science (COS), COS Statement on “Restoring Gold Standard Science” Executive Order, 29.05.2025

J. Barbati-Dajches, Trump’s Executive Order Puts Science Under the Thumb of Politics, The Equation, 29.05.2025

Trump’s new ‘gold standard’ rule will destroy American science as we know it. Colette Delawalla, Victor Ambros, Carl Bergstrom, Carol Greider, Michael Mann and Brian Nosek, The Guardian, 29.05.2025

Giudici a difesa dell’università

25.05.2025

Nell’attacco dell’amministrazione Trump alle università americane i giudici sono chiamati difendere la libertà e l’autonomia accademiche quali pilastri fondamentali della democrazia.

In John Doe v. Donald J. Trump, il 22.05.2025 la United States District Court Northern District of California (giudice Jeffrey Steven White) ha disposto in via d’urgenza la sospensione del provvedimento con il quale l’amministrazione federale ha mutato lo status dei ricorrenti e di migliaia di altri studenti stranieri “non immigrati” F-1 (il visto che consente agli studenti di risiedere negli USA per portare a termine la loro formazione) in tutti gli Stati Uniti nella banca dati Student and Exchange Visitor Information System (SEVIS), un mutamento di status che secondo i ricorrenti rende illegale la loro presenza negli Stati Uniti.

I ricorrenti lamentavano la violazione:

– del principio del due process (giusto processo) statuito dal quinto emendamento della Costituzione americana; e

– delle legge sul procedimento amministrativo (Administrative Procedure Act), che istituisce le procedure attraverso le quali le agenzie federali sono responsabili nei confronti del pubblico e il principio che le loro azioni sono soggette al controllo dei tribunali (Dep’t of Homeland Sec. v. Regents of Univ. of Cal., 591 U.S. 1, 16 (2020))

La corte, in particolare, ha ingiunto all’amministrazione federale dall’astenersi:

– dall’arresto e dall’incarcerazione dei ricorrenti e di persone in analoghe condizioni in tutta la nazione in attesa della conclusione del giudizio;

– di trasferire i ricorrenti e le persone in analoghe condizioni in tutta la nazione al di fuori della giurisdizione di residenza;

– dall’imporre qualsiasi effetto legale negativo ai ricorrenti e le persone in analoghe condizioni in tutta la nazione che potrebbero essere causati dalla cessazione della loro registrazione SEVIS; e

– dal mutare lo status SEVIS dei ricorrenti e delle persone in analoghe condizioni in tutta la nazione in base alla sezione 8 C.F.R.

In President and Fellows of Harvard College v. United States Department of Homeland Security, il 23.05.2025 la District Court, D. Massachusetts (giudice Allison D. Burroughs) ha ingiunto all’amministrazione federale dall’astenersi:

– dall’attuare, istituire, mantenere, o dare effetto alla revoca della
certificazione Student and Exchange Visitor Program (SEVP) del ricorrente (Harvard);

– dal dare qualsiasi forza o effetto all’avviso di revoca della certificazione SEVP del 22 maggio 2025 del Dipartimento della Sicurezza Nazionale.

V. anche:

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

R. Caso, Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump, 23.05.2025

Dati e monopoli agroalimentari

21.05.2025

Roberto Caso

Titolo: “Il controllo di dati e macchine nei monopoli agroalimentari“, La governance dei dati nell’agricoltura digitalizzata, Università di Torino, Cuneo, 21.05.2025

Abstract: “Nel settore agroalimentare la concentrazione di potere di mercato a monte del processo produttivo si è fortemente accentuata negli ultimi anni. Ad esempio, la fornitura di sementi e prodotti biochimici è nelle mani di pochi grandi agglomerati. I produttori agricoli, soprattutto le piccole e medie imprese, soffrono di disparità di potere contrattuale di fronte a tali giganti commerciali. La digitalizzazione della produzione agricola rischia di aggravare la disparità di potere contrattuale distorcendo il mercato. In questa prospettiva, è utile esplorare il ruolo della proprietà intellettuale e della pseudo-proprietà intellettuale (forme anomale di esclusiva che si basano su misure tecnologiche e contratti) nel controllo monopolistico delle macchine e dei dati dell’agricoltura 4.0. Se si vuole contrastare il potere dei monopoli dell’agricoltura 4.0, occorre riformare il diritto della proprietà intellettuale dell’Unione Europea”.

Progresso della conoscenza o profitto?

13.05.2025

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Progresso della conoscenza o profitto? Il lato osuro del brevetto in ambito biomedico, Università di Trento – CIBIO -INCONTRI DI BIOETICA E BIODIRITTO -SPRING 2025

Riferimenti

R. Caso, Pandemia e vaccini. L’irrisolvibile antagonismo tra scienza aperta e proprietà intellettuale, versione 2.0, 23 maggio 2021,  Trento LawTech Research Paper series nr. 44, in Rivista critica del diritto privato, con il titolo Pandemia e vaccini: scienza aperta o proprietà intellettuale?, nr. 2/2021, 267-286

R. Caso, Proprietà intellettuale, AISA, Dizionario della scienza aperta, 26 agosto 2022

R. Caso, Una medicina senza mercato e senza brevetti, 2 febbraio 2022

R. Caso, Libertà di ricerca e profitto, 24 settembre 2023, pubblicato su L’Adige del 26 settembre 2023 con il titolo “Il ruolo della ricerca libera dal profitto

Roberto Caso, La società della mercificazione e della sorveglianza: dalla persona ai dati. Casi e problemi di diritto privato comparato. Seconda Edizione, Milano, Ledizioni, 2025, Capitolo 24

In the name of security

09.05.2025

Roberto Caso, In the name of security (against science): AI Act and emotion recognition, Fourth LawTech Consortium Meeting, UC Louvain, Bruxelles

Caso, R. (2025, maggio 10). In the name of security (against science): AI Act and emotion recognition. 4th LawTech Consortium Meeting, Brussels. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.15378441

“The regulation of emotion recognition in the EU AI Act shows a dangerous reversal of the precautionary principle. Despite the premise in recital 44 – ‘there are serious concerns about the scientific basis of AI systems aiming to identify or infer emotions […]’ – emotion recognition is prohibited only in very delimited cases. This policy choice is one of many indicators of the gradual weakening, even in the European Union, of the pillars of a democratic society”.

Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump

15.04.2025 (aggiornato al 02.06.2025)

Alan M. Garber, The Promise of American Higher Education, 14.04.2025

Con un messaggio rivolto alla comunità accademica di Harvard, Alan M. Garber, il presidente della celebre università americana, ha comunicato che Harvard respinge una serie di richieste dell’amministrazione Trump. Le richieste se non accolte comportano la revoca del finanziamento federale all’istituzione accademica.

L’amministrazione del governo federale utilizza il pretesto dell’antisemitismo per comprimere l’autonomia e libertà accademica dell’università. In altre parole, l’amministrazione Trump rimprovera ad Harvard di impegnarsi poco nel contrasto all’antisemitismo. A questo scopo, avanza una serie di richieste che includono, tra le tante, il modo in cui l’università deve controllare le opinioni degli studenti, dei docenti e del personale amministrativo.

Il presidente ha respinto al mittente le richieste sostenendo che:

le prescrizioni dell’amministrazione federale travalicano il potere del governo federale. Esse inoltre violano i diritti di libertà riconosciuti dal Primo Emendamento della Cosituzione americana e oltrepassa i limiti che la legge pone al potere govenativo. Le prescrizioni infine minacciano i valori dell’istituzione accademica privata dedita alla ricerca, alla produzione e alla diffusione della conoscenza.

Egli inoltre sottolinea che:

nessun governo, indipendentemente dal partito al potere, dovrebbe stabilire ciò che le università private possono insegnare, chi possono ammettere e assumere, e quali aree di studio e di indagine possono perseguire.

V. anche

ALLEA, Statement on Threats to Academic Freedom and International Research Collaboration in the United States, February 2025

LERU, LERU members receive questionnaires about US research projects, 21.03.2025

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

M. Ricciardi, Viva la libertà, se non è lo schermo degli investitori, Il Manifesto, 16.04.2025

M. Yang, US universities’ faculty unite to defend academic freedom after Trump’s attacks, The Guardian, 16.04.2025

Harvard lawsuit, 21.04.2025

American Association of Colleges and Universities, A Call for Constructive Engagement, 22.04.2025

J. Bhuiyan and staff, Harvard sues Trump administration over efforts to ‘gain control of academic decision-making, The Guardian, 22.04.2025

A. Speri, Over 150 US university presidents sign letter decrying Trump administration, The Guardian, 22.04.2025

Cento università Usa contro Trump per “ingerenza politica”, RAI news, 22.04.2025

A. Napoletano, Stati Uniti. Università, Trump alza altri muri per i fondi, Avvenire, 24.04.2025

G. Dosi, R. De Nicola, L’Europa della libertà di ricerca: 100 miliardi di euro per ReBrain Europe, Scienzainrete, 24.04.2025

Dan Garisto, Jeff Tollefson & Alexandra Witze, How Trump’s attack on universities is putting research in peril, Nature, 24.04.2025

Trump administration investigating California university over foreign gifts, The Guardian, 25.04.2025

S. Sharp, First Harvard, now UC Berkeley: Trump administration to probe foreign funds, Los Angeles Times, 25.04.2025

Harvard e la lotta per la sopravvivenza: chiede aiuto ai suoi mega-donatori, ma molti di loro sono pro-Trump, La Stampa, 25.04.2025

G. Bellafante, Harvard’s Endowment Is $53.2 Billion. What Should It Be For?, The New York Times, 26.05.2025

M. Arvati, La resistenza di Harvard, Valigia Blu, 26.04.2025

Graham W. Lee, Cam N. Srivastava, At Rally in Harvard Square, Protesters Accuse Harvard of Complicity With Trump, The Harvard Crimson, 26.04.2025

Leading universities join forces privately to counter Trump administration, The Economic Times, 28.04.2025

United States District Court Northern District of California, John Doe v. Donald J. Trump, order, 22.05.2025

C. Cameron, Judge Blocks Trump Administration From Revoking Student Visas, The New York Times, 22.05.2025

Harvard, porte chiuse agli studenti stranieri: la decisione dell’amministrazione Trump, Corriere.it, 22.05.2025

A. Betts, Harvard v Trump: takeaways from university’s legal battle over international student ban, The Guardian, 23.05.2025

District Court, D. Massachusetts, PRESIDENT AND FELLOWS OF HARVARD COLLEGE, Plaintiff, v. UNITED STATES DEPARTMENT OF HOMELAND SECURITY, Complaint, 23.05.2025

District Court, D. Massachusetts, PRESIDENT AND FELLOWS OF HARVARD COLLEGE, Plaintiff, v. UNITED STATES DEPARTMENT OF HOMELAND SECURITY, Order, 23.05.2025

President and Fellows of Harvard College v. United States Department of Homeland Security (1:25-cv-11472) District Court, D. Massachusetts

M. Catucci, La guerra di Trump: Harvard gli fa causa, un giudice lo blocca, Il Manifesto, 24.05.2025

R. Caso, Giudici a difesa dell’università, 25.05.2025

R. Caso, Trump decide per decreto qual è la migliore scienza (di Stato), 27.05.2025

Trump blocca l’iter per il visto agli studenti stranieri. Si valuteranno i loro profili social, Rainews.it

Center for Open Science (COS), COS Statement on “Restoring Gold Standard Science” Executive Order, 29.05.2025

F. Rampini, Il caso Harvard era chiaro 4 anni fa, Corriere della sera, 30.05.2025

E. Berger, ‘Insidious fear’ fills universities as Trump escalates conflict during commencement season, The Guardian, 01.06.2025

A. Glantz, Exclusive: US veterans agency orders scientists not to publish in journals without clearance, The Guardian, 01.06.2025

E. Capozzi, Università contro l’Occidente, la sfida di Trump ci riguarda, La nuova bussola quotidiana, 02.06.2025

Patrimonio culturale, diritti e transizione digitale

2025

Scuola Nazionale Patrimonio Attività Culturali

DICOLAB

Descrizione del percorso  

Il percorso formativo offre una panoramica completa e approfondita su tematiche centrali del diritto e della proprietà intellettuale nell’era digitale, con un focus particolare sul diritto d’autore, i diritti della personalità e la scienza aperta. Questo percorso fornisce agli studenti, attraverso casi pratici, gli strumenti teorici per comprendere e affrontare le sfide contemporanee in questi ambiti cruciali del diritto e della cultura. 

Il percorso è introdotto dall’incontro Beni culturali, diritto d’autore e digitale, on-line dal 06 marzo, che non prevede il rilascio del badge. Seguono quattro corsi, ciascuno con una prova di valutazione finale che, se superata, dà diritto a un badge: 

Ti consigliamo di seguire l’ordine in cui questi sono presentati. Tuttavia, puoi fruire del singolo corso qualora volessi approfondire uno specifico argomento. 

Il percorso è parte dell’offerta formativa Dicolab. Cultura al digitale, un’iniziativa del Ministero della Cultura, Digital Library, Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali, finanziato da Next generation EU. 

Docente: Roberto Caso 

Obiettivi formativi  

Il percorso formativo si propone di offrire una panoramica delle principali questioni relative al diritto d’autore, ai diritti della personalità, all’Open Access, all’Open Science e all’accesso mediante il web ai beni culturali. 

Destinatari  

Il percorso si rivolge a tutti/e i/le dipendenti del MiC, delle altre Amministrazioni Pubbliche, i/le professionisti/e e le imprese del sistema culturale”. 

Pubblica amministrazione e servizi segreti: alla ricerca della (minacciosa) norma fantasma

13 aprile 2025 – Roberto Caso

L’11 aprile 2025 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto legge 11 aprile 2025, n. 48, disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario, (GU Serie Generale n.85 del 11-04-2025).

Si tratta del testo normativo che in precedenza era il d.d.l. 1236 sicurezza.

Tra le tante disposizioni oggetto di un acceso dibattito figurava nel d.d.l. 1236 una norma (l’art. 31) riguardante l’estensione del potere delle agenzie di informazione (servizi segreti) in riferimento alle pubbliche amministrazioni, alle università e agli enti pubblici di ricerca. L’art. 31, comma 1, rubricato “disposizioni per il potenziamento dell’attività di informazione per la sicurezza” mirava a modificare il comma 1 dell’articolo 13 dell’ultima legge di riforma dei servizi di informazione, l. 3 agosto 2007, n. 124, sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto.

Se il d.d.l. 1236 fosse stato approvato, il testo dell’art. 13 della l. n. 124 del 2007 sarebbe risultato il seguente [corsivi aggiunti per evidenziare le modifiche]:

“1. Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al DIS, all’AISE e all’AISI la collaborazione e l’assistenza richieste, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale. Il DIS, l’AISE e l’AISI possono stipulare convenzioni con i predetti soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione delle modalità della collaborazione e dell’assistenza suddette. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”.

Nel d.l. n. 48 del 2025 entrato in vigore il 12 aprile 2025 la disposizione sull’università è scomparsa. Ma è scomparsa anche la norma sul rafforzamento della collaborazione tra PA e agenzia di informazione che era stata preannunciata dal resoconto del Consiglio dei Ministri del 4 aprile 2025 che ha approvato il dl sicurezza.

A questo link è disponibile il testo del resoconto del CdM scaricato il 5 aprile e a quest’altro link è disponibile il testo accessibile oggi (13 aprile 2025) sul sito web. Nel testo web attuale risulta cancellato il paragrafo relativo agli obblighi di collaborazione tra PA ed agenzie. Il testo del paragrafo scomparso è il seguente [corsivi aggiunti]:

Si definisce più incisivamente la facoltà già conferita agli Organismi di informazione e sicurezza di richiedere la collaborazione delle pubbliche amministrazioni e dei soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità. È previsto, inoltre, che le modalità di tale collaborazione siano definite con convenzioni che possano prevedere anche la trasmissione di informazioni, in deroga a vincoli di riservatezza previsti dalla normativa di settore. Inoltre, si introducono misure a tutela dello stesso personale in relazione ad attività di contrasto rispetto a condotte riferibili a minacce terroristiche e sovversive”.

D’altra parte, stando a Normattiva, l’art. 13 della l. n. 124 del 2007 risulta ad oggi invariato.

Le minacce alle libertà e ai diritti fondamentali poste del d.l. n. 48 del 2025 rimangono molteplici e gravi, ma il rafforzamento della collaborazione tra pubblica amministrazione (comprese università ed enti di ricerca pubblici) sembra scomparso. A meno che non si tratti di una norma fantasma, pronta ad essere rimaterializzata al momento opportuno. Si sa, a volte ritornano…

Riferimenti

R. Caso, Tutti [gli] uomini del[la] presidente, 15.12.2024

AISA, Ricerca pubblica, servizi segreti: il ddl sicurezza e l’università, 15.12.2024

Dal principio di precauzione al principio di preoccupazione

CNR, Firenze 11.04.2025

Roberto Caso, Dal principio di precauzione al principio di preoccupazione
Il riconoscimento emozionale nell’AI Act
, Intelligenza Artificiale, Dati Clinici e Dati Clinici aperti, CNR, Firenze, 11.04.2025

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