Trump decide per decreto qual è la migliore scienza (di Stato)

27.05.2025

Il Presidente Trump ha emanato il 23.05.2025 l’ennesimo ordine esecutivo. Questa volta si tratta di un provvedimento che impone alle agenzie federali americane di promuovere una scienza che risponda a uno “standard aureo” (Gold Standard Science).

La premessa è che, secondo Trump, negli ultimi 5 anni la fiducia nel fatto che gli scienziati operano nell’interesse pubblico è crollata.

A supporto di questa asserzione Trump porta tre esempi privi, peraltro, di qualsiasi preciso riferimento (ma la scienza giuridica non è basata su riferimenti puntuali?). Esempi dai quali emerge che il bersaglio è l’amministrazione Biden.

1) La decisione durante la pandemia di COVID-19 di scoraggiare la riapertura delle scuole e l’apprendimento in presenza, anche se le migliori prove scientifiche disponibili [quali? n.d.r.] dimostravano che era improbabile che i bambini trasmettessero il virus o soffrissero di malattie gravi o di morte a causa del virus e che l’apertura delle scuole con misure di mitigazione ragionevoli avrebbe avuto solo effetti minori sulla trasmissione.

2) Un parere del National Marine Fisheries Service (l’agenzia federale responsabile della gestione delle risorse oceaniche americane e del loro habitat) sulla tutela delle eubalene (balene franche) del Nord Atlantico. A dire di Trump tale parere, adottando uno standard di protezione delle balene troppo rigoroso (“worst-case scenario”), avrebbe danneggiato le attività di pesca delle aragoste del Maine.

3) Le agenzie hanno utilizzato lo scenario 8,5 del Representative Concentration Pathway (RCP, scenari di cambiamento climatico che proiettano le future concentrazioni di gas serra) per valutare i potenziali effetti del cambiamento climatico in un’ipotesi di riscaldamento “più elevato”. L’RCP 8,5 è uno scenario basato su ipotesi altamente improbabili, come l’uso del carbone alla fine del secolo che supera le stime delle riserve di carbone attingibili. Gli scienziati [quali? n.d.r.] hanno avvertito che presentare l’RCP 8,5 come un risultato probabile è fuorviante.

Nel testo dell’executive order si legge quanto segue:

“Ai fini del presente decreto, per Gold Standard Science si intende la scienza condotta in modo da essere:
(i) riproducibile
(ii) trasparente
(iii) comunicativa dell’errore e dell’incertezza;
(iv) collaborativa e interdisciplinare;
(v) scettica nei confronti dei suoi risultati e delle sue ipotesi;
(vi) strutturata per la falsificabilità delle ipotesi;
(vii) sottoposta a una revisione imparziale tra pari;
(viii) disposta ad accettare i risultati negativi come benefici; e
(ix) senza conflitti di interesse”.

I principi che definiscono la Gold Standard Science sono di per sé stessi inoppugnabili.

Il problema è che sono imposti d’autorità dal leader di uno Stato, il quale dice di operare per il bene pubblico e contrastare il conflitto di interessi degli scienziati. Si realizza anche in questo modo (tragicamente ridicolo) la svolta autoritaria degli Stati Uniti di Trump.

Questo ordine esecutivo si inquadra in una più ampia strategia di attacco alle università e alla ricerca scientifica che include tra le tante decisioni: l’istituzione della Commissione del Presidente per rendere l’America di nuovo sana (Make America Healthy Again), la minaccia di revocare il finanziamento alle università che non si piegano alle ingerenze dell’amministrazione federale in alcuni aspetti fondamentali dell’autonomia e della libertà accademiche, il mutamento di status di migliaia di studenti stranieri che rende illegale la loro permanenza sul territorio statunitense.

A questo proposito Giovanni Pascuzzi ha scritto di recente:

“Le Università (non solo negli Stati Uniti) devono contrastare in maniera aperta ogni deriva autoritaria (anche al proprio interno). Devono continuare (o tornare) ad essere il luogo del dibattito aperto e franco dove non ci sono posizioni intoccabili per definizione”.

Viene spontaneo chiedersi se le università italiane di fronte a uno scenario simile a quello trumpiano sarebbero in grado di difendersi.

C’è seriamente da dubitarne, visto quello che è successo e sta succedendo nelle politiche neoliberali di centralizzazione del potere all’interno e all’esterno delle università, a cominciare dal sistema di valutazione della ricerca.

V. anche:

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

R. Caso, Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump, 15.04.2025

R. Caso, Giudici a difesa dell’università, 25.05.2025