Open Science ed Open Access

30.05.2025

30.05.2025, Open science ed open access: riviste predatorie, pre-print e open review, Competenze trasversali. L’Open Science il significato e le potenzialità nella ricerca, Auletta III piano, Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie ed Ambiente, Campus Universitario, disponibile su Zenodo: https://zenodo.org/records/15561312

Abstract

La lezione ha lo scopo di instaurare un dialogo tra docente e partecipanti al corso sull’intersezione tra proprietà intellettuale e Open Science.

Nella prima parte si descrive brevemente la storia del movimento di apertura della conoscenza scientifica nell’era di Internet: dal software libero fino all’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche. Il principale oggetto della discussione è rappresentato dal legame storico che esiste tra le pratiche di pubblicità della scienza moderna e le pratiche dell’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche nell’era di Internet e del web. L’interazione tra norme informali (norme sociali della scienza), tecnologia e diritto si ispira a valori e principi di libertà ed autonomia della comunità universale degli scienziati.

Nella seconda parte si illustrano le ragioni che portano i monopoli intellettuali a dominare in modo predatorio l’ecosistema della comunicazione scientifica. Il principale oggetto della discussione è rappresentato dalla distorsione dell’interazione tra norme informali, tecnologia e diritto, una distorsione volta a favorire una concentrazione del potere valutativo e informatico e la compressione della libertà scientifica e dell’autonomia accademica.

Nella terza parte si spiega come la nozione di Open Science sia più ampia del concetto di Open Access alle pubblicazioni scientifiche. Il principale oggetto della discussione è rappresentato dall’Open Peer Review quale aspetto centrale della scienza aperta intesa come scienza pubblica e democratica.

La presentazione si chiude con riferimenti bibliografici a testi in accesso aperto.

The lesson aims to establish a dialogue between speaker and course participants on the intersection between intellectual property and Open Science.

The first part briefly describes the history of the movement to open up scientific knowledge in the age of Internet: from free software to Open Access to scientific publications. The main focus of the discussion is the historical link between the publicity practices of modern science and the Open Access practices in the age of the Internet and the web. The interaction between informal norms (social norms of science), technology and law is inspired by values and principles of freedom and autonomy of the universal community of scientists.

The second part illustrates the reasons that lead intellectual monopolies to predatorily dominate the ecosystem of scientific communication. The main subject of discussion is represented by the distortion of the interaction between informal norms, technology and law, a distortion aimed at favouring a concentration of evaluative and information technology and a limitation of scientific freedom and academic authonomy.

The third part explains how the notion of Open Science is broader than the concept of Open Access to scientific publications. The main subject of discussion is the Open Peer Review as a central aspect of Open Science as a public and democratic science.

The presentation contains references to Open Access texts.

Riferimenti

R. Caso, Proprietà intellettuale, AISA, Dizionario della scienza aperta, 26 agosto 2022

R. Caso, Diritto di ripubblicazione, AISA Dizionario della Scienza Aperta, 04.06.2022

R. Caso, La valutazione autoritaria e la privatizzazione della conoscenza contro la scienza aperta, Trento LawTech Research Paper nr. 52, 2022, in AA.VV. “Perché la valutazione ha fallito. Per una nuova Università pubblica“, Morlacchi editore, 2023, 17-39

R. Caso, La società della mercificazione e della sorveglianza: dalla persona ai dati. Casi e problemi di diritto privato comparato. Seconda Edizione, Milano, Ledizioni, 2025, CAPITOLO 22. L’Open Access e il diritto morale di liberare i testi scientifici, 333-343

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Trump, Musk e il grande fratello (DOGE) dei dati

28.05.2025

In un recente post del LPE Project la giurista Salomé Viljoen della University of Michigan Law School offre l’ennesima prova di come i governi autoritari si basino sul controllo dei dati. Com’è noto, nell’era digitale la sorveglianza di massa è resa più facile dal potere di controllo accentrato dei dati insito in determinati sistemi come i social network di proprietà delle Big Tech.

La vicenda narrata da Viljoen suscita interesse perché evidenzia come il vero scopo del Department of Government Efficiency (DOGE) voluto da Trump 2.0 e affidato a Musk non sia tanto l’efficientamento della macchina amministrativa e il risparmio della spesa pubblica, quanto un nuovo governo federale dei dati basato su un’architettura tecnologica accentrata al servizio della sorveglianza di massa. Una sorveglianza strumentale alle politiche trumpiane come il contrasto all’immigrazione e alla tutela dei diritti LGBT.

Nel tradizionale governo federale dei dati sussistono – almeno sulla carta e al netto di tutto quello che sappiamo sulle pratiche delle varie agenzie americane di spionaggio – ancora alcuni argini a difesa delle libertà fondamentali dei cittadini e in particolare a difesa della privacy. Invece, nel DOGE il ruolo dell’amministrazione pubblica recede a favore del potere delle Big Tech della Sylicon Valley.

Scrive in proposito Viljoen:

“Eliminando i team [di dipendenti federali] che creano e condividono preziose forme di raccolta dati federali, DOGE sta aprendo la strada alle alternative private a scopo di lucro (un sogno a lungo coltivato per il National Weather Service), mentre ostacola la capacità pubblica di misurare e comprendere la società americana (ad esempio, tracciare la mortalità materna nell’America post-Dobbs [la sentenza della Corte Suprema federale che ha limitato il diritto all’aborto]). Questi attacchi al sistema di governo dei dati federali si associano a un più ampio attacco alla creazione e alla diffusione della conoscenza per il bene pubblico, incarnati nel recente tentativo di cancellare le sovvenzioni per i servizi bibliotecari e nello smantellamento del sistema federale di supporto alla ricerca scientifica di base”.

Quanto rilevato dalla giurista della University of Michigan Law School trova conferma nel fatto che le recenti azioni contro migliaia di studenti stranieri ospitati dalle università americane sono partite proprio dalla decisione improvvisa e priva di qualsiasi garanzia procedurale di mutare lo status degli stessi studenti all’interno della banca dati (Student and Exchange Visitor Information System) che registra le informazioni personali.

V. anche:

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

R. Caso, Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump, 15.04.2025

R. Caso, Giudici a difesa dell’università, 25.05.2025

R. Caso, Trump decide per decreto qual è la migliore scienza (di Stato), 27.05.2025

Trump decide per decreto qual è la migliore scienza (di Stato)

27.05.2025

Il Presidente Trump ha emanato il 23.05.2025 l’ennesimo ordine esecutivo. Questa volta si tratta di un provvedimento che impone alle agenzie federali americane di promuovere una scienza che risponda a uno “standard aureo” (Gold Standard Science).

La premessa è che, secondo Trump, negli ultimi 5 anni la fiducia nel fatto che gli scienziati operano nell’interesse pubblico è crollata.

A supporto di questa asserzione Trump porta tre esempi privi, peraltro, di qualsiasi preciso riferimento (ma la scienza giuridica non è basata su riferimenti puntuali?). Esempi dai quali emerge che il bersaglio è l’amministrazione Biden.

1) La decisione durante la pandemia di COVID-19 di scoraggiare la riapertura delle scuole e l’apprendimento in presenza, anche se le migliori prove scientifiche disponibili [quali? n.d.r.] dimostravano che era improbabile che i bambini trasmettessero il virus o soffrissero di malattie gravi o di morte a causa del virus e che l’apertura delle scuole con misure di mitigazione ragionevoli avrebbe avuto solo effetti minori sulla trasmissione.

2) Un parere del National Marine Fisheries Service (l’agenzia federale responsabile della gestione delle risorse oceaniche americane e del loro habitat) sulla tutela delle eubalene (balene franche) del Nord Atlantico. A dire di Trump tale parere, adottando uno standard di protezione delle balene troppo rigoroso (“worst-case scenario”), avrebbe danneggiato le attività di pesca delle aragoste del Maine.

3) Le agenzie hanno utilizzato lo scenario 8,5 del Representative Concentration Pathway (RCP, scenari di cambiamento climatico che proiettano le future concentrazioni di gas serra) per valutare i potenziali effetti del cambiamento climatico in un’ipotesi di riscaldamento “più elevato”. L’RCP 8,5 è uno scenario basato su ipotesi altamente improbabili, come l’uso del carbone alla fine del secolo che supera le stime delle riserve di carbone attingibili. Gli scienziati [quali? n.d.r.] hanno avvertito che presentare l’RCP 8,5 come un risultato probabile è fuorviante.

Nel testo dell’executive order si legge quanto segue:

“Ai fini del presente decreto, per Gold Standard Science si intende la scienza condotta in modo da essere:
(i) riproducibile
(ii) trasparente
(iii) comunicativa dell’errore e dell’incertezza;
(iv) collaborativa e interdisciplinare;
(v) scettica nei confronti dei suoi risultati e delle sue ipotesi;
(vi) strutturata per la falsificabilità delle ipotesi;
(vii) sottoposta a una revisione imparziale tra pari;
(viii) disposta ad accettare i risultati negativi come benefici; e
(ix) senza conflitti di interesse”.

I principi che definiscono la Gold Standard Science sono di per sé stessi inoppugnabili.

Il problema è che sono imposti d’autorità dal leader di uno Stato, il quale dice di operare per il bene pubblico e contrastare il conflitto di interessi degli scienziati. Si realizza anche in questo modo (tragicamente ridicolo) la svolta autoritaria degli Stati Uniti di Trump.

Questo ordine esecutivo si inquadra in una più ampia strategia di attacco alle università e alla ricerca scientifica che include tra le tante decisioni: l’istituzione della Commissione del Presidente per rendere l’America di nuovo sana (Make America Healthy Again), la minaccia di revocare il finanziamento alle università che non si piegano alle ingerenze dell’amministrazione federale in alcuni aspetti fondamentali dell’autonomia e della libertà accademiche, il mutamento di status di migliaia di studenti stranieri che rende illegale la loro permanenza sul territorio statunitense.

A questo proposito Giovanni Pascuzzi ha scritto di recente:

“Le Università (non solo negli Stati Uniti) devono contrastare in maniera aperta ogni deriva autoritaria (anche al proprio interno). Devono continuare (o tornare) ad essere il luogo del dibattito aperto e franco dove non ci sono posizioni intoccabili per definizione”.

Viene spontaneo chiedersi se le università italiane di fronte a uno scenario simile a quello trumpiano sarebbero in grado di difendersi.

C’è seriamente da dubitarne, visto quello che è successo e sta succedendo nelle politiche neoliberali di centralizzazione del potere all’interno e all’esterno delle università, a cominciare dal sistema di valutazione della ricerca.

V. anche:

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

R. Caso, Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump, 15.04.2025

R. Caso, Giudici a difesa dell’università, 25.05.2025

Giudici a difesa dell’università

25.05.2025

Nell’attacco dell’amministrazione Trump alle università americane i giudici sono chiamati difendere la libertà e l’autonomia accademiche quali pilastri fondamentali della democrazia.

In John Doe v. Donald J. Trump, il 22.05.2025 la United States District Court Northern District of California (giudice Jeffrey Steven White) ha disposto in via d’urgenza la sospensione del provvedimento con il quale l’amministrazione federale ha mutato lo status dei ricorrenti e di migliaia di altri studenti stranieri “non immigrati” F-1 (il visto che consente agli studenti di risiedere negli USA per portare a termine la loro formazione) in tutti gli Stati Uniti nella banca dati Student and Exchange Visitor Information System (SEVIS), un mutamento di status che secondo i ricorrenti rende illegale la loro presenza negli Stati Uniti.

I ricorrenti lamentavano la violazione:

– del principio del due process (giusto processo) statuito dal quinto emendamento della Costituzione americana; e

– delle legge sul procedimento amministrativo (Administrative Procedure Act), che istituisce le procedure attraverso le quali le agenzie federali sono responsabili nei confronti del pubblico e il principio che le loro azioni sono soggette al controllo dei tribunali (Dep’t of Homeland Sec. v. Regents of Univ. of Cal., 591 U.S. 1, 16 (2020))

La corte, in particolare, ha ingiunto all’amministrazione federale dall’astenersi:

– dall’arresto e dall’incarcerazione dei ricorrenti e di persone in analoghe condizioni in tutta la nazione in attesa della conclusione del giudizio;

– di trasferire i ricorrenti e le persone in analoghe condizioni in tutta la nazione al di fuori della giurisdizione di residenza;

– dall’imporre qualsiasi effetto legale negativo ai ricorrenti e le persone in analoghe condizioni in tutta la nazione che potrebbero essere causati dalla cessazione della loro registrazione SEVIS; e

– dal mutare lo status SEVIS dei ricorrenti e delle persone in analoghe condizioni in tutta la nazione in base alla sezione 8 C.F.R.

In President and Fellows of Harvard College v. United States Department of Homeland Security, il 23.05.2025 la District Court, D. Massachusetts (giudice Allison D. Burroughs) ha ingiunto all’amministrazione federale dall’astenersi:

– dall’attuare, istituire, mantenere, o dare effetto alla revoca della
certificazione Student and Exchange Visitor Program (SEVP) del ricorrente (Harvard);

– dal dare qualsiasi forza o effetto all’avviso di revoca della certificazione SEVP del 22 maggio 2025 del Dipartimento della Sicurezza Nazionale.

V. anche:

G. Pascuzzi, Trump e le Università e la ricerca, 27.03.2025

R. Caso, Otto giuristi scrivono sull’attacco di Trump alle università americane, 30.03.2025

R. Caso, Harvard respinge le minacce dell’amministrazione Trump, 23.05.2025

Dati e monopoli agroalimentari

21.05.2025

Roberto Caso

Titolo: “Il controllo di dati e macchine nei monopoli agroalimentari“, La governance dei dati nell’agricoltura digitalizzata, Università di Torino, Cuneo, 21.05.2025

Abstract: “Nel settore agroalimentare la concentrazione di potere di mercato a monte del processo produttivo si è fortemente accentuata negli ultimi anni. Ad esempio, la fornitura di sementi e prodotti biochimici è nelle mani di pochi grandi agglomerati. I produttori agricoli, soprattutto le piccole e medie imprese, soffrono di disparità di potere contrattuale di fronte a tali giganti commerciali. La digitalizzazione della produzione agricola rischia di aggravare la disparità di potere contrattuale distorcendo il mercato. In questa prospettiva, è utile esplorare il ruolo della proprietà intellettuale e della pseudo-proprietà intellettuale (forme anomale di esclusiva che si basano su misure tecnologiche e contratti) nel controllo monopolistico delle macchine e dei dati dell’agricoltura 4.0. Se si vuole contrastare il potere dei monopoli dell’agricoltura 4.0, occorre riformare il diritto della proprietà intellettuale dell’Unione Europea”.

Progresso della conoscenza o profitto?

13.05.2025

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Progresso della conoscenza o profitto? Il lato osuro del brevetto in ambito biomedico, Università di Trento – CIBIO -INCONTRI DI BIOETICA E BIODIRITTO -SPRING 2025

Riferimenti

R. Caso, Pandemia e vaccini. L’irrisolvibile antagonismo tra scienza aperta e proprietà intellettuale, versione 2.0, 23 maggio 2021,  Trento LawTech Research Paper series nr. 44, in Rivista critica del diritto privato, con il titolo Pandemia e vaccini: scienza aperta o proprietà intellettuale?, nr. 2/2021, 267-286

R. Caso, Proprietà intellettuale, AISA, Dizionario della scienza aperta, 26 agosto 2022

R. Caso, Una medicina senza mercato e senza brevetti, 2 febbraio 2022

R. Caso, Libertà di ricerca e profitto, 24 settembre 2023, pubblicato su L’Adige del 26 settembre 2023 con il titolo “Il ruolo della ricerca libera dal profitto

Roberto Caso, La società della mercificazione e della sorveglianza: dalla persona ai dati. Casi e problemi di diritto privato comparato. Seconda Edizione, Milano, Ledizioni, 2025, Capitolo 24

In the name of security

09.05.2025

Roberto Caso, In the name of security (against science): AI Act and emotion recognition, Fourth LawTech Consortium Meeting, UC Louvain, Bruxelles

Caso, R. (2025, maggio 10). In the name of security (against science): AI Act and emotion recognition. 4th LawTech Consortium Meeting, Brussels. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.15378441

“The regulation of emotion recognition in the EU AI Act shows a dangerous reversal of the precautionary principle. Despite the premise in recital 44 – ‘there are serious concerns about the scientific basis of AI systems aiming to identify or infer emotions […]’ – emotion recognition is prohibited only in very delimited cases. This policy choice is one of many indicators of the gradual weakening, even in the European Union, of the pillars of a democratic society”.