I brevetti e la proprietà intellettuale nell’Open Science

27.06.2025

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27.06.2025, R. Caso, I brevetti e la proprietà intellettuale nell’Open Science, nell’ambito del corso Competenze trasversali. L’Open Science il significato e le potenzialità nella ricerca, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Auletta III piano, Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie ed Ambiente, Campus Universitario, disponibile su Zenodo: https://zenodo.org/records/15731307

Abstract

La lezione ha lo scopo di instaurare un dialogo tra docente e partecipanti al corso sull’intersezione tra proprietà intellettuale e Open Science. In particolare, al centro del ragionamento si pone il problematico rapporto tra brevetti per invenzione e scienza aperta.

Nella prima parte si descrivono brevemente alcuni fondamenti teorici della proprietà intellettuale e l’espansione delle normative di tutela dei diritti di esclusiva. L’espansione della tutela ha condotto la proprietà intellettuale ad essere una delle principali leve di concentrazione del potere privato (monopolio intellettuale). Il capitalismo dei monopoli intellettuali pone problemi non solo economici ma politici: in particolare, la tenuta delle democrazie liberali rispetto all’ascesa nei nuovi autoritarismi.

Nella seconda parte si illustra più in dettaglio l’espansione della proprietà intellettuale e dei brevetti per invenzione nel campo farmaceutico e biotecnologico e l’emersione della pseudo-proprietà intellettuale (forme anomale di esclusiva che puntano al controllo di informazioni e dati). Si accenna inoltre alle politiche di proprietà intellettuale durante e dopo la pandemia di COVID-19 con particolare riguardo al rapporto tra scienza del settore pubblico e industria privata.

Nella terza parte si sostiene che la scienza aperta è incompatibile con la proprietà intellettuale e con la pseudo-proprietà intellettuale. Per instaurare un sistema di scienza aperta esistono due strategie: la riforma della proprietà intellettuale e la rinuncia della proprietà intellettuale (in particolare, la rinuncia a brevettare) da parte della scienza del settore pubblico.

La presentazione si chiude con riferimenti bibliografici a testi in accesso aperto.

The lecture aims to establish a dialogue between lecturer and course participants on the intersection of intellectual property and Open Science. In particular, the focus of the discussion is on the problematic relationship between patents and Open Science.

The first part briefly describes some theoretical foundations of intellectual property and the expansion of law protecting exclusive rights. The expansion of protection has led intellectual property to be one of the main levers of concentration of private power (intellectual monopoly). Intellectual monopoly capitalism poses not only economic but political problems: in particular, the resilience of liberal democracies against the rise in the new authoritarian regimes.

The second part discusses in more detail the expansion of intellectual property and patents in the pharmaceutical and biotechnology fields as well as the rise of pseudo-intellectual property (anomalous forms of exclusivity that aim to control information and data). Intellectual property policies during and after the COVID-19 pandemic are also mentioned with special emphasis on the relationship between public sector science and private industry.

The third part argues that Open Science is incompatible with intellectual property and pseudo-intellectual property. To establish a system of Open Science, there are two strategies: intellectual property reform and the waiver of intellectual property (specifically, the renunciation of patenting) by public sector science.

The presentation closes with bibliographic references to open access texts.

Riferimenti

R. Caso, La società della mercificazione e della sorveglianza: dalla persona ai dati. Casi e problemi di diritto privato comparato. Seconda Edizione, Milano, Ledizioni, 2025, CAPITOLO 24, Brevetti per invenzione e proprietà intellettuale: biotecnologie e informazioni genetiche

R. Caso, Proprietà intellettuale e scienza aperta nelle politiche dell’Unione Europea su ricerca e innovazione. Quale ruolo per il settore pubblico e l’università?, Trento LawTech Research Paper, n. 60 (2024)

V. anche anche la lezione precedente:

30.05.2025, R. Caso, Open science ed open access: riviste predatorie, pre-print e open review, Competenze trasversali. L’Open Science il significato e le potenzialità nella ricerca, Auletta III piano, Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie ed Ambiente, Campus Universitario, disponibile su Zenodo: https://zenodo.org/records/15561312

Il peccato originale della riforma europea della valutazione della ricerca

15.06.2025 (aggiornato al 18.06.2025)

https://www.meisterdrucke.it/stampe-d-arte/William-M.-Timlin/1125265/Dettaglio-del-mosaico-della-grande-caccia.-Un-leopardo-attacca-una-gazzella.-III—IV-secolo.-Villa-Romana-del-Casale,-Sicilia.-Sito-UNESCO..html

Mentre in Francia si vorrebbe abolire l’agenzia nazionale di valutazione della ricerca scientifica , cioè l’Haut Conseil de l’évaluation de la recherche et de l’enseignement supérieur (HCéres), in Italia continua il dibattito sulla riforma della valutazione promossa dall’Unione Europea attraverso l’Agreement on Reforming Research Assessment (ARRA), e la Coalition for Advancing Research Assessment (COARA).

A questo proposito, Maria Chiara Pievatolo, in un testo disponibile anche su ROARS, muove un’argomentata critica al peccato originale di COARA: la sovrapposizione di potere amministrativo e ricerca.

Di seguito le sue parole.

“L’origine dell’ Agreement on Reforming Research Assessment su cui si basa COARA ha poco a che vedere con Kant. È infatti esito di un’iniziativa che non nasce fra gli studiosi, bensì nella Commissione, con il sostegno del Consiglio dell’Unione Europea, quando la pandemia di Covid-19 mostrò anche ai più conservatori che una valutazione della ricerca basata sulla quantità di pubblicazioni e citazioni non garantisce, come tale, né accessibilità né qualità alla scienza.

Sebbene gli organi dell’Unione Europea abbiano fondato la loro iniziativa su numerosi studi, sia indipendenti sia su commissione, il loro intervento non ha preso di mira le infrastrutture, bensì la qualità della ricerca.

Per riconoscere la qualità di un’opera – ha ammesso l’Unione Europea – bisogna leggerla e comprenderla: per questo una valutazione che la prenda sul serio deve mettere in primo piano la revisione fra pari, compiuta dagli studiosi stessi, e usare la bibliometria in modo “responsabile”. E però il difetto della bibliometria – la pretesa di valutare la ricerca solo quantitativamente, senza leggerla e senza capirla – diventa una virtù, quando la valutazione, strappata alle comunità degli studiosi, è affidata ad agenzie governative centralizzate. La revisione fra pari – si dice – non può essere usata come arma di valutazione di massa perché non è scalabile. La bibliometria invece lo è, proprio perché esonera dalla lettura e dalla comprensione.

Come possiamo dunque sperare di eliminare o ridimensionare l’uso valutativo della bibliometria senza ridimensionare o eliminare le agenzie amministrative centralizzate – quali l’ANVUR italiana e l’ANECA spagnola – a cui il governo ha conferito il compito della valutazione di massa?”

La Francia sembra voler risolvere il problema, redimendosi dal peccato originale, cioè sopprimendo l’agenzia amministrativa. Occorrerà vigilare per comprendere se si tratta di trasformismo gattopardesco o di vero cambio di rotta.

D’altra parte, in Italia la scelta a favore del «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» è già evidente. Il disegno di legge – che rivede le norme per l’accesso, la valutazione e il reclutamento del personale ricercatore e docente universitario – prevede l’abolizione dell’Abilitazione Scientifica Nazionale e la sua sostituzione con una sorta di “autocertificazione quantitava” direttamente gestita dall’ANVUR.

Se l’Unione Europea non vuole continuare ad eludere il problema di fondo, dovrà porsi più seriamente la questione dell’autonomia accademica e della libertà scientifica, a meno che non voglia seguire il nuovo modello americano in base al quale si decide per decreto qual è la migliore scienza.

La tutela civile e penale dei beni culturali

13.06.2025

13.06.2025, Roberto Caso, “Arte e mondo digitale. Problemi giuridici, opportunità e criticità. L’immagine del bene culturale e la digitalizzazione del patrimonio culturale. L’arte creata con l’impiego di tecnologie digitali o con l’intelligenza artificiale”, nell’ambito del corso, “La tutela civile e penale dei beni culturali“, Scuola Superiore della Magistratura, Napoli